Rete Scar: un'ora di ascolto per prevenire il malessere giovanile

   
Rete Scar: un'ora di ascolto per prevenire il malessere giovanile

Otto istituti in rete con 4500 minori, altrettante famiglie, 800 insegnanti. È questo il numero di persone che coinvolge la Rete Scar - Schools that care about relationship, tradotto Scuole che curano le relazioni, l’ascolto. Tanto che presto potrebbero introdurre “un’ora di ascolto, con il valore di una materia”, ha detto il coordinatore delle attività della Rete, Juri Nervo della Onlus Essere Umani.

La Rete, riporta un articolo de La Stampa, “nasce con l’obiettivo di mettere a sistema i principi del “Manifesto per Essere Umani” che la Onlus da anni porta nelle scuole con progetti incentrati sulla cura delle relazioni, strumento privilegiato per la prevenzione del malessere giovanile. Nella carta dei valori sono inclusi il riconoscersi nell’altro, aprirsi all’incontro, accogliere la diversità, trasformare le difficoltà, curare le relazioni.

“Presentiamo questa iniziativa in una settimana drammatica - ha detto Paola De Faveri, dirigente dell’Istituto comprensivo Marconi Antonelli, capofila del progetto -, in cui tre ragazzi si sono tolti la vita. La scuola deve dare un segnale perché in questa società sempre più veloce, le solitudini dei ragazzi spesso non trovano risposte e le famiglie non trovano supporto. La scuola può stabilire uno stile, quello della relazione. Le nostre scuole sperano di fare da apripista”. E Lorenza Patriarca: “Per noi è importante prima ancora dell’apprendimento l’empatia fra studenti, fra studenti e docenti, genitori e docenti. E anche genitori e figli. Questo presidio rafforza il rapporto anche quando c’è motivo di scontro o di disagio”.

Tra le varie azioni in campo, anche un progetto peer to peer con studenti delle superiori la sera in chat per dialogare con i ragazzi che hanno problemi. «In un’altra regione italiana, una ragazzina che voleva suicidarsi è stata salvata grazie a questo strumento”, ha raccontato Juri Nervo. Poi: “Non ascoltateci con le orecchie, ma con il cuore”. È questo che chiedono i ragazzi nelle scuole. Lunedì dovevo iniziare un percorso proprio con la classe di Daniel. Mi sono venuti alla mente tanti pensieri, mi sono detto: “Se fossimo arrivati qualche giorno prima?”.